Le opportunità offerte dal BIM e le figure professionali della UNI 11337

Il 6 febbraio, dalle 14:30 alle 19:00 presso l’Aula Magna dell’Ordine Ingegneri Roma, si è svolto un importante seminario informativo e formativo sul tema del BIM applicato a opere pubbliche, a recupero edilizio e le opportunità offerte dal BIM e le figure professionali della norma UNI 11337.

5′ di lettura

I lavori sono stato aperti dall’ing. Stefano Antonelli della commissione BIM dell’Ordine di Roma, nonché presidente dell’Istituto Italiano di Cultura BIM e Organizzazione d’Impresa. L’ing. Antonelli ha sottolineato l’importanza di questo primo evento del 2019 sul tema del BIM, considerato che nel settore degli appalti pubblici, da quest’anno e con progressivo abbassamento dei valori di contratto, la programmazione, pianificazione, esecuzione e gestione delle opere dovranno essere svolte solo ed esclusivamente con strumenti e metodologie di virtualizzazione e condivisione dei dati secondo il modello BIM. Dunque la formazione e informazione in questo settore riveste un’importanza strategica per tutti gli operatori.

Il BIM e le sue figure professionali: sviluppo e prospettive

Il primo intervento dell’ing. Alessio Bertella di Harpaceas, coordinatore del tavolo tecnico per la UNI 11337-parte 7, ha illustrato in modo molto chiaro, puntuale ed efficace, le competenze delle singole figure professionali previste dalla norma UNI, caso unico nel panorama europeo ed internazionale di strutturazione delle conoscenze, abilità e competenze degli addetti al processo edilizio secondo le metodologie e gli strumenti del BIM. Queste le quattro figure professionali del BIM e, sommariamente, le rispettivi requisiti:

CDE Manager: gestore dell’ambiente di condivisione dei dati

Il gestore dell’ambiente di condivisione dei dati (CDE manager) è una figura che si occupa dell’ambiente di condivisione dei dati implementato dall’organizzazione a cui appartiene oppure previsto contrattualmente. Lo scopo principale della gestione dell’ambiente di condivisione dei dati è quello di relazionare i contenuti informativi dei modelli informativi in esso contenuti con gli altri dati e le informazioni pertinenti all’organizzazione o alla commessa presenti originariamente in forma digitale o successivamente digitalizzate (cfr. 4.1 della norma UNI 11337-1).

BIM Manager: gestore dei processi digitalizzati

Il gestore dei processi digitalizzati è una figura che si relaziona principalmente al livello dell’organizzazione e/o del singolo progetto, per quanto attiene alla digitalizzazione dei processi posti in essere dalla stessa, avendo eventualmente la supervisione o il coordinamento generale del portafoglio delle commesse in corso. Tale funzione, pertanto, si occupa abitualmente di redigere:

  • l’offerta di gestione informativa (OGI), quando il BIM manager è interno ad un possibile affidatario;
  • il capitolato informativo (CI), quando è interno alla committenza.

BIM coordinator: coordinatore dei flussi informativi di commessa

Il coordinatore dei flussi informativi di commessa opera a livello della singola commessa, di concerto con i vertici dell’organizzazione e a supporto secondo le indicazioni BIM Manager nella gestione complessiva dei processi digitalizzati adottati nella stessa.

Tale funzione si pone sostanzialmente come il garante della efficienza e della efficacia dei processi digitalizzati della organizzazione con riferimento alla specifica commessa, presentando modalità differenti a seconda che essa operi in un contesto mono-disciplinare o pluridisciplinare, in stretta collaborazione con il BIM manager, a cui risponde del proprio operato, e con il responsabile di commessa (project manager, design manager, construction manager, ecc.).

BIM specialist: operatore avanzato della gestione e della modellazione informativa

L’operatore avanzato della gestione e della modellazione informativa agisce solitamente all’interno delle singole commesse, collaborando con una specifica organizzazione. La funzione dovrebbe avere familiarità con determinate procedure digitalizzate e con la modellazione a oggetti. Tale funzione rappresenta il soggetto in grado di introdurre nelle modalità operative della modellazione e della gestione informativa le conoscenze disciplinari. Di conseguenza, il BIM specialist si distingue dal semplice configuratore (BIM modeller) in quanto quest’ultimo possiede esclusivamente o prevalentemente la capacità operativa sulle funzionalità di specifici applicativi, mentre il BIM specialist è in grado di tradurre e di trasferire le competenze specialistiche sulla disciplina coinvolta in termini digitali, collaborando attivamente con gli specialisti disciplinari stessi (o, meglio, coincidendo, in prospettiva, con essi) a supporto del coordinatore dei flussi informativi di commessa (BIM coordinator).

La norma UNI 11337 parti 1-4-5 e le ultime novità introdotte

L’arch. Prof. Alberto Pavan del Politecnico di Milano ha spiegato le importanti novità introdotte dalla UNI 11337 dal punto di vista dell’approccio alle opere. Partendo dalle differenze tra i CAD tradizionali e il BIM moderno, abbiamo appreso come l’approccio della progettazione ad oggetti abbia profondamente modificato l’intero processo e il lavoro della filiera. Partendo dall’evoluzione della normativa cogente a partire dal 2013, quindi la direttiva UE 2014/24, fino al decreto Baratono del 2017, abbiamo visto la progressiva introduzione in tutti i paesi UE dell’approccio BIM nelle opere pubbliche e private.

La dottrina è ormai consolidata in una normativa obbligatoria comunitaria, seguita quindi da una normazione obbligatoria nazionale che non lascia spazi a interpretazioni e dilazioni nel tempo. Tra gli indirizzi comunitari e la normazione volontaria, è importante citare EU-BIM Taskgroup, vikiBIM per la definizione delle prassi, quindi le norme emesse da Italia, UK, Germania e Francia, oltre a quelle di valore comunitario (CEN) come la CT442, Linee guida Information Management (IM) ISO 19650 -1-2: 2018, Industry Foundation Classes (IFC) UNI EN ISO 16739, la Information Delivery Manual (IDM) ISO 29481-1-2 –(3), la Intern Framework for Dictionaries (IFD) ISO 12006 – 3. A queste si aggiungono le ISO Information Management ISO 19650 -1-2, ISO STEP 10303, ISO 12006 -2 -3, ISO 15686, ISO 16354, ISO 16739, ISO 16757 -1 -2, ISO 29481 -1 -2 –(3), ISO 22263, ISO TS 1291.

Di particolare interesse è stata la presentazione dell’evoluzione del progetto tecnico, da semplice simbologia grafica degli elementi costruttivi, architettonici e impiantisti, a oggetto complesso, georeferenziato, dotato di attributi geometrici e fisici, e di altri attributi specifici sulle caratteristiche costruttive e funzionali. Forse è questo il fattore di maggior pregio dell’approccio BIM che anticipa e completa il processo di definizione del progetto nelle prime fasi, dall’ideazione al dettaglio esecutivo, marginalizzando e riducendo progressivamente l’alea in sede di progettazione e comunque in modo molto precoce rispetto alla fase di cantierizzazione.

BIM: impatto sulle stazioni appaltanti e i rapporti col RUP

L’intervento dell’ing. Massimo Babudri, presidente della commissione BIM dell’Ordine ha chiarito due aspetti di grande rilievo: la criticità delle figure professionali specializzate nel settore BIM all’interno delle stazioni appaltanti, e l’opportunità offerta a tutti i professionisti, soprattutto ai più giovani, per l’inserimento lavorativo in un contesto ancora molto fluido e ben lontano dall’essersi consolidati. Infatti, in prospettiva, nei prossimi 2-3 anni le amministrazioni pubbliche dovranno dotarsi di professionisti specializzati in campo BIM in grado di gestire l’intero ciclo di vita dei contratti secondo questa nuova metodologia e tecnologia.

Il processo BIM per un piano di conservazione: lo Stadio Flaminio di Roma

L’intervento dell’ing. Prof. Francesco Romeo del dipartimento di ingegneria dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ha illustrato un interessantissimo progetto destinato al recupero e conservazione dello Stadio Flaminio, opera di grande valore architettonico ed ingegneristico realizzata alla fine degli anni ’50 dall’ing. Pier Luigi e Antonio Nervi. La struttura che copre un’area di oltre 21.000 mq, versa da molto tempo in condizioni di degrado ed è stata oggetto nei decenni di importanti manipolazioni e modifiche che hanno mutato alcuni elementi tecnici progettuali originari alterando, tra l’altro, certi aspetti funzionali alla migliore conservazione dell’opera. Il dipartimento di ingegneria, insieme ad un importante consorzio, ha avviato il progetto di rilievo delle strutture e degli architettonici, utilizzando sia i disegni tecnici originali che la restituzione 3D dell’opera attraverso tecniche di fotogrammetria e rilievi con tecnica scanner-laser (lidar). Il progetto di definizione del piano di recupero, in fase di completamento, ha messo in evidenza, tra l’altro, la fedeltà dell’opera ai disegni originali, fattore che rende l’impegno per il recupero ancora più strategico ed importante.

Il BIM e la direzione dei progetti

Il seminario si è concluso con l’ultimo tema riguardante il BIM e la direzione dei progetti, tema trattato dall’ing. Antonelli che ha illustrato come il BIM rappresenti il punto d’incrocio tra la fase tecnica progettuale e costruttiva e quella di conduzione e governo del progetto, nella sua globalità. Quando si parla di BIM, il tema della gestione e conduzione del progetto è sempre taciuto.

Come già detto dagli altri relatori, il BIM evolve sulla linea della progettazione tecnica, intesa come design dell’opera, dal 2D, al 3D fino all’integrazione delle dimensioni 4D tempo e 5D costo. Ma l’uso prevalente del BIM presso gli studi di architettura e ingegneria è nella virtualizzazione del progetto tecnico allo scopo di acquisire rapidamente l’approvazione della committenza e stabilizzarne i contenuti. Il passaggio dal capitolato lavori, spesso incompleto, approssimato e contraddittorio, al progetto esecutivo con un livello di dettaglio minimo ai fini dell’approvazione, è sempre molto complesso, lungo e punteggiato di ripensamenti. Ma anche giunti al progetto esecutivo, molto spesso incompleto di molti dettagli, i ripensamenti continuano a far parte della prassi consolidata.

Tutto questo si traduce in ulteriore dispendio di tempo e danaro. Nel mondo delle opere civili, i rendering 3D e le simulazioni visive hanno offerto una soluzione molto efficace per risolvere alla radice il problema della volatilità del progetto tecnico. Tanto è vero che negli studi architettura e interior design, questa tecnologia, unita ai prodotti specializzati di rendering, è ormai consuetudine consolidata: è uno dei motivi per cui i colleghi architetti sono un po’ più avanti nel campo BIM rispetto agli ingegneri.

Certo è che se la piramide che dal modelling arriva al rendering, la usiamo solo per fare il rendering, il modelling può essere anche solo uno sketch up, dal momento che tutto quanto riguarda gli oggetti costruttivi (architettonici, strutturali, efficienza energetica, impianti ed altro ancora) sono inutili allo scopo di un’approvazione formale di una volumetria e del suo aspetto. Il modelling del progetto tecnico è una rappresentazione integrata e le dimensioni 4D e 5D sono le più promettenti perché integrano il progetto tecnico con il processo di direzione e controllo. C’è un però.

Non esiste nessuno strumento BIM che fa questo gratis, o in modo guidato con un wizard. Il BIM è andato molto oltre i limiti della disciplina del project management tradizionale imposto, involontariamente e inconsapevolmente, da altri settori industriali. Le dimensioni 4D e 5D del BIM, si intersecano con gli approvvigionamenti che rappresentano un fattore decisivo sul piano dei tempi e lo sviluppo della baseline dei costi. Il BIM dunque getta nuova luce sul project management pur senza citarlo esplicitamente: il caso più interessante è la curva di McLeamy che conferma la necessità di inserire, nei modelli teorici del project management, i processi tecnici decisionali.

Lo studio speculativo sulle potenzialità e gli impatti generati da una soluzione tecnica per la progettazione integrata quale è il BIM, ha portato ad ipotizzare e poi verificare in campo, il beneficio ottenuto dall’abbattimento della volatilità dei requisiti e delle specifiche tecniche.

Summary Seminario: Stefano Antonelli

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